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Il decreto dignità, tra divieti, aspettative e squilibri

CALCIOEFINANZA.IT

Nel 2018, secondo le fonti ufficiali dell’Erario, gli italiani hanno speso nel gioco d’azzardo più di 18 miliardi di euro. Con l’obiettivo di arginare il fenomeno della ludopatia, il legislatore ha previsto lo scorso anno un divieto assoluto di pubblicità dei giochi con vincita in denaro attraverso il “Decreto Dignità”, che vieta qualsiasi forma di promozione, anche indiretta, di queste forme di gioco.

I limiti dell’efficacia dissuasiva di questo divieto sono stati sottolineati dall’AGCOM, che dopo aver fornito lo scorso aprile una serie di chiarimenti utili a definire l’ambito applicativo della norma, in una “segnalazione” al Governo dello scorso luglio, ha sottolineato come il decreto vada a colpire genericamente tutto il gioco, col rischio di rendere più difficile distinguere tra offerta di gioco legale e illegale, con conseguente danno alla tutela dei consumatori.

Nella segnalazione, inoltre, l’AGCOM fa riferimento ai risultati dell’indagine epidemiologica sul gioco d’azzardo realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ottobre 2018, che evidenzia il ruolo minimo della pubblicità nella scelta di gioco dei consumatori. Scrive l’AGCOM: “solo il 19,3% dei giocatori che hanno visto la pubblicità (genericamente intesa) dichiara di aver giocato in base ad essa, mentre la restante parte sostiene che la propria scelta non è stata determinata da alcun messaggio pubblicitario”.

Il Decreto Dignità, anche secondo l’AGCOM, sembrerebbe quindi colpire alcuni mezzi piuttosto che altri, con rischio di danneggiare così i concessionari italiani, favorendo, nella pratica, gli operatori illegali e soprattutto quelli legali stranieri.

A parte questo, negli anni precedenti è stato evidente come le società di gaming abbiano sponsorizzato, brandizzato, o utilizzato testimonials nel mondo del calcio, atleti e soprattutto squadre professionistiche, essendo il calcio lo sport maggiormente oggetto di scommesse, peraltro lecite nel perimetro della legislazione nazionale, comportando per entrambe le categorie ulteriori opportunità di ricevere forti introiti da un settore fortemente specifico.

Con tale decreto, nel resto d’Europa continuerà a essere lecita e “introitabile” una voce di incasso che in Italia diviene vietata, con minor possibilità quindi di ottenere contratti onerosi a favore di squadre italiane o atleti che militano nel campionato italiano.

È inevitabile quindi evidenziare che le nuove disposizioni, nell’attesa di eventuali riforme e aggiornamenti, a oggi stanno portando a una vera e propria fuga dal nostro paese degli investitori del settore gambling, a partire da quelli che erano entrati nel mercato italiano acquistando una regolare concessione AAMS onlinetramite bando.

Tutto ciò si traduce in un evidente svantaggio economico per le società e per il mercato del calcio professionistico in genere.

Inoltre, la pubblicità online rischia di sfuggire al divieto perché “spesso riguarda siti soggetti a giurisdizioni extranazionali nelle quali non è prevista alcuna forma di divieto o limitazione”, con eventuale maggiore possibilità di favorire una sorta di elusione “esterovestita”.

L’Autorità stessa consiglia, infatti, “un urgente intervento di riforma complessivo dell’intera materia che introduca strumenti più idonei ed efficaci per contrastare il fenomeno della ludopatia nel rispetto dell’iniziativa economica privata”, così come previsto attualmente dal DDL S.336 in discussione in questi giorni, il quale circoscrive l’ambito di applicazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo nonché stabilisce delle previsioni particolari per la tutela dei minorenni da tale piaga sociale.

Molte società che forniscono giochi online hanno già siglato e rinnovato, o implementato, accordi con altre società calcistiche europeeatteso che ad oggi l’Italia è l’unico Stato europeo con tale divieto.

La menzionata concessione AAMS, inoltre, ha ora di fatto un valore di certo inferiore rispetto agli anni passati, con tematiche che potrebbero riguardare il mantenimento del livello occupazionale delle aziende che operano in tale ambito. In conclusione, il tema ludopatia è senz’altro di primaria importanza, ma allo stesso tempo le misure contro tale problematica devono essere, a mio avviso, veramente efficienti nel colpire i fenomeni patologici e proporzionate agli interessi imprenditoriali, agli investimenti già svolti, e alla libera concorrenza nel mercato europeo.

Analisi a cura dell’avvocato Alberto Crivelli founding partner di Amtf Avvocati